La storia di una foto: lettura di una fotografia di Mosè Preveti

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La storia di una foto: lettura di una fotografia di Mosè Preveti

Pubblicato il 21 maggio, 2018 in Storia di una fotografia da Nunzio Bruno

Ho sempre sostenuto che a fare la fotografia sono gli spettatori. Occhi diversi, culture diverse, esperienze diverse, vedono in modi totalmente differenti anche lo stesso soggetto. Ho chiesto la lettura di questa mia foto a Pantelleria all’artista siciliano Mosè Previti. Lo farò ogni mese per condividere con voi il racconto di una fotografia con gli occhi di artisti, esperti culturali e appassionati del mio mondo da fotografo di matrimoni.

Siamo sotto un pergolato di canne di una costruzione bassa, muretti in pietra scura, fa caldo. Sicuramente questo è tempo d’estate. La location e l’abbigliamento della donna di fronte a noi ce lo confermano abbondantemente, come le luci e le ombre: nette, spietate.
L’occhio del fotografo ha scelto di chiudersi nel momento giusto e nel posto giusto. Oltre la figura c’è l’angolo massiccio dell’edificio, tagliato dalla luce in un cono che accoglie la signora mentre fuma e rivolge lo sguardo altrove. A sinistra, sotto la pergola c’è un abito da sposa, sobrio ed elegante. Pende come una ballerina sulle punte, appare come le idee d’amore di certi pomeriggi assurdamente caldi, qui in Sicilia. Perché bianco e nero, luce e ombra, donna e vestiti ci dicono chiaramente che siamo capitati in Sicilia, non ci sono dubbi sull’incantamento.
L’attimo decisivo è quello di un momento di festa, la festa è quella ancora decisiva per molti abitanti dell’Isola: il matrimonio. Anche su questo pochissimi dubbi. La sposa non c’è, la luce ci dice che è ancora troppo presto per lei, forse si sta preparando, è ancora presto ma il momento è vicino. La signora anziana, forse la nonna della sposa, è venuta a dare un’occhiata o a fumare, probabilmente entrambe le cose. Lei è già pronta, lei si rilassa, tiene tra le dita una sigaretta che consuma quasi in una boccata. Vediamo le guance della sua faccia stringersi con gli occhi che vanno in luoghi e tempi che non possiamo conoscere. C’è forse un movimento, forse la donna sta tornando dalla nipote a verificare, a controllare tutto.
Il fotografo l’ha immortalata in questo suo angolo personale, l’universo era con lui ed ecco che la figura ha avuto la sua cornice acuta e solenne all’angolo, mentre il vestito, come una presenza, allude al futuro della sposa e al passato dell’anziana, che dal presente di luce si muove verso un futuro scuro, che non riusciamo a immaginare. Il fotografo era collegato con l’universo, infatti, il momento riguarda lui che l’ha magistralmente fermato, la sposa che non c’è ma che è presente in ogni teso e lieto respiro dell’immagine, e naturalmente nella donna che è bella, massiccia e carismatica come la Sicilia, come la terra, come ogni madre da cui inevitabilmente discendo ogni uomo vivente su questo pianeta. Lo scatto quindi è una specie d’immagine della vita, una vita femmina, accanita e felicemente sospesa nell’attesa e nello sguardo verso le cose future. Forse la nonna è una dea greca o romana, Hera o Giunone, non si sa. Potrebbe avere anche qualche epiteto ctonio, potrebbe essere Cerere la madre di Persefone rapita da Ade che lei sta aspettando e che presto sbucherà per danzare tra le messi.
Ipotesi, storie che vengono da una foto parlante, aperta a molte interpretazioni, molti possibili fatti, miti. La foto contiene possibilità di storie, ipotesi di vita che sono talmente innumerevoli che è alla fine si finisce per farsi vincere e basta dalla suo carisma carnale e iconico. L’apertura del senso dell’immagine ne certifica il successo culturale, tecnicamente è un’immagine perfetta, chi l’ha fatta c’era in quel momento, era presente all’attimo, chissà se si aspettava che questo teatro si mettesse in comunicazione con il tutto. Un evento raro ma comune ai bravi fotografi. La pasta dell’immagine, le geometrie della composizione e il classicismo tonale dei colori sono da grande cinema, ma a me la tecnica non interessa: è sempre il presupposto, diversamente, troppo manifesta, diventa, come ogni sfoggio, un segno di insicurezza.

Nunzio Bruno ha scattato questa foto a Pantelleria, durante un matrimonio. Mi ha chiesto di scrivere qualcosa e molto felicemente ho dedicato un poco del mio tempo a divertirmi con lei. Il segreto del suo fascino respinge le mie spiegazioni, l’energia dell’incontro tra arte e vita zittisce le pretese di una lettura, anzi alimenta esponenzialmente il rumore festoso di consci e inconsci sommovimenti dell’anima, di questo e di altri tempi.

Ho sempre pensato che la fotografia si occupasse di magia, ho sempre pensato che la fotografia si occupasse di registrare proprio l’anima del tempo, l’energia che connette gli uomini, gli avvenimenti, il passato e il futuro in una casualità troppo sospetta per passare per aleatoria, per non sembrare magica. Ho raccolto numerose prove sull’esistenza della magia e questo scatto di Nunzio Bruno certamente si aggiunge a questa collezione dove brilla con calore di donna e di casa che non posso che adorare.

Mosè Previti

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